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- Il Paese di Civita
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CIVITA: ECHI DI UN’ANTICA STORIA TRA INCANTEVOLI SCENARI NATURALI
Intorno all’anno Mille, il paese era conosciuto come Castrum Sancti Salvatoris, abitato da persone provenienti da Cassano e dalla costa ionica, al tempo delle incursioni saracene. Il villaggio fu quasi completamente distrutto dal terremoto del 1456 e fu ripopolato da profughi albanesi intorno al 1480.
Nel 1463, il territorio su cui sorge il paese faceva parte del feudo di Bisignano. Dopo diversi avvenimenti, il casale fu concesso al capitano di ventura Giorgio Raglia, noto anche come Giorgio Paleologo Assan. Si presume che sia stato lui a condurre gli albanesi a Civita. Successivamente, il paese passò di mano in mano tra diverse famiglie feudatarie, fino a finire sotto il controllo dei Serra di Cassano, che lo detennero dal 1631 al 1806.
Il nome Civita potrebbe derivare dall’albanese çifti, che significa coppia, ad indicare l’unione dei due rioni Sant’Antonio e Magazzeno. Altre ipotesi lo collegano alla parola albanese qifti, aquila, oppure al latino civitas.
Civita è situata su un altopiano roccioso a strapiombo sulle strettissime gole del fiume Raganello. Sull’ultimo tratto del canyon si innalza il medievale ponte del diavolo, a schiena d’asino, ricostruito nel 2005.
Le enormi pareti rocciose dominano il paesaggio, tra cui la cosiddetta Timpa del demanio, nei cui anfratti nidificano gli uccelli rapaci.
La Chiesa di Santa Maria Assunta è della metà del XVII secolo. È a tre navate e custodisce un organo settecentesco, affreschi, icone e mosaici. In particolare, il grande mosaico del Giudizio universale posto sopra il portone d’ingresso è stato realizzato da Droboniku, che ha realizzato anche i mosaici del presbiterio e le pitture bizantine nella cappella del fonte battesimale. Nelle navate laterali ci sono una serie di altari sormontati da nicchie con statue e icone di santi. Nella navata destra, su uno di questi altari si trova un bassorilievo raffigurante una torre e una nave a due alberi, che evoca l’esodo dall’Albania, mentre un altro mostra un’aquila bicipite, altro evidente simbolo di identità legato alla patria albanese.
La Cappella della Consolazione, del XVI secolo, è situata nella zona più antica ed elevata del centro storico, il rione Sant’Antonio. Custodisce una tela seicentesca di Madonna con Bambino e una campana che reca la data del 1701 e la dedica a Caterina Cavassa, poiché la cappella fu costruita su devozione della famiglia Basta.
La Cappella di Sant’Antonio, anch’essa situata nella parte alta del centro storico, reca sulla campana la data del 1532 e potrebbe essere stata costruita dai primi profughi albanesi. È stata ristrutturata nel 1964.
Il centro storico è costituito da tre rioni principali: Sant’Antonio, parte alta, Piazza e Magazzeno, parte bassa.
Uno dei tratti distintivi più affascinanti di Civita sono senz’altro i suoi originali comignoli, circa un centinaio, ognuno unico nel suo genere e autentici capolavori di arte popolare. I più antichi risalgono al XVII secolo. Questi comignoli non solo avevano una funzione pratica nell’aspirare il fumo dalle case, ma erano anche simboli dello status familiare e autentici totem di protezione. Si credeva infatti che le forme bizzarre dei comignoli potessero allontanare gli spiriti maligni che si pensava abitassero lungo le gole del fiume Raganello. Alcuni sono decorati con maschere apotropaiche, altri presentano piccole anfore attaccate, altri ancora hanno la forma di torri.
Un’altra caratteristica di Civita sono le cosiddette Case Kodra, così nominate in onore del pittore post-cubista albanese Ibrahim Kodra. Kodra rimase profondamente colpito da Civita e dagli altri paesi arbëreshë che visitò negli anni ’90, tanto da dedicare un ciclo di opere pittoriche all’Arbëria intitolato “Arberia fantastica”. Osservando queste graziose costruzioni si riconoscono sembianze umane: la porta assomiglia a una bocca, il comignolo funge da naso e le finestrelle rappresentano gli occhi.
Molto caratteristici anche i forni pensili, che ancora oggi è possibile vedere nelle case più antiche del centro storico di Civita e di altri paesi arbëreshë.
Tra i palazzi storici, da segnalare Palazzo Placco, casa natale dell’eroe risorgimentale Gennaro Placco, Palazzo Pellicano, Palazzo Zuccaro e la casa natale di Costantino Mortati (1891-1985), noto costituzionalista.
Dal 1989, il Museo Etnico Arbëresh è un fiore all’occhiello di Civita, primo del suo genere in tutta l’Arbëria. Qui, le tradizioni e la cultura degli Arbëreshë sono custodite e celebrate con passione, offrendo un prezioso punto di riferimento non solo per la comunità locale, ma anche per chiunque voglia scoprire le radici e l’identità di questa affascinante cultura.
Il Museo delle culture altre è una sezione del Museo etnico Arbëresh e nasce dall’idea di Giuseppe Chimisso, presidente dell’Associazione Skanderbeg. Questo museo ospita una vasta collezione di oggetti provenienti da diverse regioni dell’Albania e da varie parti del continente asiatico e africano, donati da appassionati e cultori di oggetti etnici.
A Civita c’è anche un’antica filanda, oggi Museo dell’archeologia industriale, che conserva i macchinari utilizzati nell’industria tessile Filardi, azionati dall’acqua del torrente. La storica attività tessile venne avviata nel 1906 da Lorenzo Filardi e rimase attiva fino al 1979.
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CIVITA: ECHOES OF AN ANCIENT HISTORY AMONG ENCHANTING NATURAL SCENARIOS
Around the year 1000, the town was known as Castrum Sancti Salvatoris, inhabited by people coming from Cassano and the Ionian coast, at the time of the Saracen incursions. The village was almost completely destroyed by the earthquake of 1456 and was repopulated by Albanian refugees around 1480.
In 1463, the territory on which the town stands was part of the Bisignano fiefdom. After several events, the village was granted to the mercenary captain Giorgio Raglia, also known as Giorgio Paleologo Assan. It is assumed that it was he who led the Albanians to Civita. Subsequently, the town passed from hand to hand between various feudal families, until it ended up under the control of the Serra di Cassano, who held it from 1631 to 1806.
The name Civita could derive from the Albanian çifti, which means couple, to indicate the union of the two districts of Sant’Antonio and Magazzeno. Other hypotheses link it to the Albanian word qifti, eagle, or to the Latin civitas.
Civita is located on a rocky plateau overlooking the very narrow gorges of the Raganello river. On the last stretch of the canyon stands the medieval donkey-backed devil’s bridge, rebuilt in 2005.
The enormous rocky walls dominate the landscape, including the so-called Timpa del demanio, in whose ravines birds of prey nest.
The Church of Santa Maria Assunta dates back to the mid-17th century. It has three naves and houses an eighteenth-century organ, frescoes, icons and mosaics. In particular, the large mosaic of the Last Judgment placed above the entrance door was created by Droboniku, who also created the mosaics in the presbytery and the Byzantine paintings in the chapel of the baptismal font. In the side naves there are a series of altars surmounted by niches with statues and icons of saints. In the right nave, on one of these altars there is a bas-relief depicting a tower and a two-masted ship, which evokes the exodus from Albania, while another shows a double-headed eagle, another evident symbol of identity linked to the Albanian homeland.
The Chapel of Consolation, from the 16th century, is located in the oldest and highest area of the historic center, the Sant’Antonio district. It houses a seventeenth-century canvas of the Madonna with Child and a bell bearing the date 1701 and the dedication to Caterina Cavassa, since the chapel was built out of devotion by the Basta family.
The Chapel of Sant’Antonio, also located in the upper part of the historic center, bears the date 1532 on the bell and may have been built by the first Albanian refugees. It was renovated in 1964.
The historic center is made up of three main districts: Sant’Antonio, upper part, Piazza and Magazzeno, lower part.
One of the most fascinating distinctive features of Civita are undoubtedly its original chimney pots, around a hundred of them, each unique in its kind and authentic masterpieces of popular art. The oldest date back to the 17th century. These chimneys not only had a practical function in extracting smoke from houses, but were also symbols of family status and authentic totems of protection. In fact, it was believed that the bizarre shapes of the chimneys could ward off the evil spirits that were thought to live along the gorges of the Raganello river. Some are decorated with apotropaic masks, others have small amphorae attached, still others have the shape of towers.
Another feature of Civita is the so-called Kodra Houses, named in honor of the Albanian post-cubist painter Ibrahim Kodra. Kodra was deeply impressed by Civita and the other Arbëreshë towns that he visited in the 1990s, so much so that he dedicated a cycle of pictorial works to the Arbëria entitled “Fantastic Arberia”. Observing these graceful constructions, human features are recognisable: the door resembles a mouth, the chimney serves as a nose and the small windows represent the eyes.
Also very characteristic are the hanging ovens, which can still be seen today in the oldest houses in the historic center of Civita and other Arbëreshë villages.
Among the historic buildings, worth mentioning is Palazzo Placco, the birthplace of the Risorgimento hero Gennaro Placco, Palazzo Pellicano, Palazzo Zuccaro and the birthplace of Costantino Mortati (1891-1985), a well-known constitutionalist.
Since 1989, the Arbëresh Ethnic Museum has been a flagship of Civita, the first of its kind in all of Arbëria. Here, the traditions and culture of the Arbëreshë are safeguarded and celebrated with passion, offering a precious point of reference not only for the local community, but also for anyone who wants to discover the roots and identity of this fascinating culture.
The Museum of Other Cultures is a section of the Arbëresh Ethnic Museum and was born from the idea of Giuseppe Chimisso, president of the Skanderbeg Association. This museum houses a vast collection of objects from different regions of Albania and from various parts of the Asian and African continent, donated by enthusiasts and lovers of ethnic objects.
In Civita there is also an ancient spinning mill, now the Museum of Industrial Archaeology, which preserves the machinery used in the Filardi textile industry, powered by water from the stream. The historic textile business was started in 1906 by Lorenzo Filardi and remained active until 1979.
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ÇIFTI: NJË STORIE E VJETËR NDË MEST PAMJE SHUMË TË BUKUR
Afër vitit Njëmijë, katundi ish i njohur si Castrum Sancti Salvatoris, ku rrijin gjindja çë vijin ka Kasana e ka dejti Jonë, ahina kur ishin saraqinotërat. Katundi ra poshtë për pjesën e terramotit e 1456 e qe ripopulluar ka shqipëtarët afër vitit 1480.
Tekë viti 1463, ki dhe ish pjesë e Bisinjanëvet. Pas një cik motë, fshati qe dhen Giorgio Raglia-t, i njohur edhe si Giorgio Paleologo Assan. Thuhet se qe ki çë sualli arbëreshët Çift. Pra, katund patë shumë zotëri njerim zotërisë e Serra e Kasanit, çë e mbajtin ka viti 1631 njerim vitit 1806.
Ëmëri Çifti mënd jetë se vjen ka gjuha sqip çifti, çë vjen me then coppia, sa të burtojin bashknin e di gjitonive, Shën Ndoni e Magaxeno. Tjerat idhee e lidhënjën fjalës arbëreshe qifti, shqiponje, o lëtishtit civitas.
Çifti gjëndet mbi një breg guri çë bie poshtë mbi Honit e lumit Raganelit, Tekë e lurtëmja pjesë gjëndet pondi mesjetarë e Djallit, ndrequr te viti 2005.
Bregu guri zotëron pamjen, tekë ku gjëndet Timba e Demanit, ku bëjn folet zogjtë rrëmbace.
Qisha e Shën Mëris Asuntës është e shekullit XVIII. Ka tri navata e vjon një orgjën e Shtatëqindit, piktura, ikona e mozaikra. I vetimshëm, mozaiku i madh e Judhikiës çë gjendet mbi dhera e madhe qe i realizuar ka Droboniku, çë bëri edhe mozaikrat e presbiterit e pikturat bizantina e Kapeljes e amullit pagëzimerorë. Ndër navatat në anët janë një ca autare mbi cilat janë niqa me statua e ikona shënjtëve. Tekë navata e djathta, mbi një ndër këta autare, gjëndet një burtime e nji turrë e nji lundrë me di arvure, çë kujtojin ikjen ka Shqipëria, edhe njetër burton një shqiponje me di krie, njetër shëmbel lidhur me Shqipërinë.
Kapelja e Ngushëllimit, e shekullit XVI, është tekë vendi më i vjetër e katundit, gjitonia e Shën Ndonit. Vjon një pelhurë e gjashtëqindit me Shën Mërin me Djalën e një kumborë e vitit 1701 dhedikuar Caterin-es Cavassa, pse kjo Kapelje qe mbaruar për besnikria e fëmijës Basta.
Kapelja e Shën Ndonit, edhe kjo tekë pjesa e lart e qendrit i vjetër e katundit, ka mbi kumborës vitin 1532 e mënd jetë se qe bën ka të parët arbëreshë. Qe ndrequr e re tekë viti 1964.
Qendri storik ka tri gjitoni kriesore: Shën Ndoni, pjesa e lart, Qaca e Magaxenit, tekë pjesa poshtë.
Një ndër gjerat më të bukura e Çiftit janë çimineret, si një qind, bukuri e artjes popullore. Ata më të vjetëra janë e shekullit XVIII. Këta çiminere nëng ishin vetëm për ndukënj fumatën në shtëpit, ma ishin edhe shëmbëla e famijës e gjë për të ruajtur shëpinë. Ish bes se dukja e çiminerës mënd llargojin shpirtërat të keq çë mendohej se rrijin tekë Honi e lumit Riganielit. Një ca janë të zbukuruar me mashkare njerëzorë, njeter ca kanë llonxhela të vogëla vënur bashkë, një ca më shumë me dukja si një turrë.
Shumë rëndësishme janë Shëpit Kodra, thënur kështu për pjesen e piktorit kubist shqipëtar Ibrahim Kodra. Kodra qe shumë i ngar ka Çifti e ka tjerët katundë arbëreshë ku shkoj tekë vitërat ‘90, aq sa të dhedikoni një ca piktura Arbërisë, kujtuar si “Arbëria Fjandas”. Tue parë këto shëpi mënd shihen gjera e njërëzit: dera si një grik, çiminera si një hund e dritësorat si sitë.
Shumë të bukura janë edhe furret çë mënd shihen edhe sot mbrënda shëpit më të vjetëra e Çiftës e shumë katundë arbëreshë.
Ndër pëllacet storikë është Pëllaci Placco, shëpia ku u le eroi e Rëlindjes Gennaro Placco, Pëllaci Pellicano, Pëllaci Zuccaro e shëpia ku u le Costantin-i Mortati (1891-1985), kostitucionallist i njohur.
Ka viti 1989, Muzeu Etnik Arbëresh është lloku ndër ata me më shumë rëndesi Çift, i pari te gjithë Arbëria. Këtu, traditat e kulltura arbërshëvet janë vjuara e lumënuar me durim, e jep kujdo mundësin sa të zbulonj rrënjt e identitetit e kësaj kullture.
Muzeu e Kullturet tjetëra është një pjesë e Muzeut Etnik Arbëresh dashur nga Giuseppe Chimisso, Presidenti e Shoqatës Skanderbeg. Ki Muze vjon shumë rrucule çë vijin ka shumë vende e Shqipërisë e ka Asia e Afrika.
Në Çift është edhe një dërstilë e vjetër, sot Muze e arkeoloxhies e industries, çë vjon makina çë përdorjin tekë industria argalivet Filardi, filluar tekë viti 1906 ka Lorenz-i Filardi e e gjallë njerim vitit 1979.