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- Il Paese di Lungro
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LUNGRO: UN MOSAICO DI IDENTITÀ, SIMBOLO DEL RISORGIMENTO, DELL’EPARCHIA E DELLA TRADIZIONE DEL MATE
Le prime attestazioni di un casale Lungrum risalgono al XII secolo. Sulle origini del nome ci sono due ipotesi: la prima lo fa risalire al greco ugros, umido, in relazione alla presenza di numerose sorgenti d’acqua. Secondo un’altra teoria il nome sarebbe da attribuire ad una colonia di Ungari che si sarebbero stanziati sul territorio ancor prima dell’arrivo degli Albanesi.
Il villaggio rurale si sviluppò nei pressi della chiesetta di Santa Maria delle Fonti, nel territorio che i signori feudatari di Brahalla, l’odierna Altomonte, avevano concesso ai monaci basiliani agli inizi del XII secolo.
Il casale ebbe poi un lungo periodo di crisi; le sue sorti vennero risollevate dall’arrivo di famiglie albanesi nel 1486, che furono accolte favorevolmente dall’abate di Santa Maria delle Fonti, Paolo Porta. Nel 1525 l’Abbazia venne abbandonata dai monaci basiliani e trasformata in commenda a disposizione del papa.
Si susseguirono nei secoli varie famiglie feudatarie: i Venato, i Campilongo, i Pescara di Saracena ed infine i Sanseverino di Bisignano.
Il coinvolgimento attivo della comunitĂ di Lungro nella storia politica dell’Italia è notevole. Fin dal 1820, era attiva la carboneria e molti arbĂ«reshĂ« parteciparono ai moti insurrezionali antiborbonici di Cosenza del 1844, tra i quali i lungresi Angelo e Domenico Damis. Quest’ultimo, in particolare, si distinse per il suo ruolo nella spedizione dei Mille e fu incaricato da Garibaldi di preparare l’insurrezione popolare in Calabria prima dello sbarco delle truppe garibaldine, ricoprendo in seguito la carica di tenente generale dell’esercito regio.
Il riconoscimento nel 2007 di Lungro come comunitĂ simbolo del Risorgimento italiano sottolinea il ruolo determinante che i suoi abitanti hanno avuto nel cammino verso l’unitĂ nazionale. Questo onore conferisce alla cittadinanza di Lungro un prestigio speciale, evidenziando il loro contributo alla storia e alla costruzione dell’Italia moderna.
Lungro è nota per essere la capitale religiosa degli italo-albanesi d’Italia, in quanto sede dell’Eparchia istituita nel 1919. L’Eparchia di Lungro comprende le comunitĂ albanesi d’Italia continentale che hanno conservato il rito bizantino, che rientrano nelle province di Cosenza, Potenza, Bari, Lecce e Pescara.
Ma Lungro è conosciuto anche come il paese del sale, per la presenza di una delle più antiche e importanti miniere di salgemma in Italia. La salina ha costituito una rilevante fonte di reddito per il territorio, dando lavoro a centinaia di minatori lungresi e dei paesi vicini.
La Cattedrale di S. Nicola da Mira fu completata nel 1776, dopo che la precedente chiesa del 1547 secolo fu distrutta dal terremoto.
La struttura a tre navate è imponente, arricchita da una ricca decorazione di mosaici, icone e affreschi bizantini, che conferiscono alla cattedrale un’atmosfera di sacralitĂ e bellezza.
Il Cristo Pantokrator di Droboniku, che domina la cupola centrale, rappresenta un capolavoro dell’arte sacra, mentre altri lavori dello stesso artista, come il mosaico della Cappella del Fonte Battesimale e il Giudizio Universale sopra il portone principale, arricchiscono ulteriormente l’esperienza spirituale dei fedeli.
Il catino absidale è invece decorato da un mosaico raffigurante la Madre di Dio in trono.
Nella navata centrale, in alto, si possono ancora ammirare i dipinti di pittura napoletana.
Gli affreschi della navata laterale sinistra rappresentano la vita di San Nicola di Mira, mentre quelli della navata destra rappresentano la vita di GesĂą.
Nella sacrestia della cattedrale si trova un’importante testimonianza dell’antica chiesa bizantina medioevale di Santa Maria delle Fonti: si tratta di un frammento di affresco risalente al XII secolo, che rappresenta santa Parasceve.
Le tre porte esterne, che danno accesso alla cattedrale, sono in bronzo, realizzate nel 2004 dallo scultore calabrese Giovanni Talarico, con la tecnica a cera persa e raffigurano scene del Vangelo e della vita di San Nicola di Mira.
Infine, la cuspide a maioliche della torre campanaria completa l’aspetto suggestivo della cattedrale.
Su una rupe sorge la Chiesa di Santa Maria dell’Icona o di Costantinopoli, del XVI secolo, che conserva una peculiare rappresentazione della Madonna Odigitria.
Tra i vari palazzi nobiliari, alcuni in ristrutturazione, di notevole interesse storico, artistico e culturale è Palazzo Stratigò, ancora abitato dall’erede della nobile famiglia arbëreshe, Anna Stratigò, e sede della Casa Museo del Risorgimento, l’Officina della Musica e l’Accademia internazionale del Mate.
Inglese 🇬🇧
LUNGRO: A MOSAIC OF IDENTITY, SYMBOL OF THE RISORGIMENTO, EPARCHY AND THE MATE TRADITION
The first evidence of a Lungrum village dates back to the 12th century. There are two hypotheses regarding the origins of the name: the first traces it back to the Greek ugros, wet, in relation to the presence of numerous water sources. According to another theory, the name should be attributed to a colony of Hungarians who settled in the area even before the arrival of the Albanians.
The rural village developed near the small church of Santa Maria delle Fonti, in the territory that the feudal lords of Brahalla, today’s Altomonte, had granted to the Basilian monks at the beginning of the 12th century.
The village then went through a long period of crisis; its fortunes were revived by the arrival of Albanian families in 1486, who were favorably welcomed by the abbot of Santa Maria delle Fonti, Paolo Porta. In 1525 the Abbey was abandoned by the Basilian monks and transformed into a commandery available to the Pope.
Various feudal families followed one another over the centuries: the Venato, the Campilongo, the Pescara of Saracena and finally the Sanseverino of Bisignano.
The active involvement of the Lungro community in the political history of Italy is notable. Since 1820, the Carboneria was active and many arbĂ«reshĂ« took part in the anti-Bourbon insurrectionary uprisings of Cosenza in 1844, including Angelo and Domenico Damis from Lungro. The latter, in particular, distinguished himself for his role in the Expedition of the Thousand and was tasked by Garibaldi with preparing the popular insurrection in Calabria before the landing of Garibaldi’s troops, subsequently holding the position of lieutenant general of the royal army.
The recognition in 2007 of Lungro as a symbolic community of the Italian Risorgimento underlines the decisive role that its inhabitants had on the path towards national unity. This honor gives the citizens of Lungro a special prestige, highlighting their contribution to the history and construction of modern Italy.
Lungro is known for being the religious capital of the Italian-Albanians of Italy, as the seat of the Eparchy established in 1919. The Eparchy of Lungro includes the Albanian communities of mainland Italy that have preserved the Byzantine rite, which fall within the provinces of Cosenza, Potenza, Bari, Lecce and Pescara.
But Lungro is also known as the town of salt, due to the presence of one of the oldest and most important rock salt mines in Italy. The salt pan has constituted a significant source of income for the area, providing work to hundreds of miners from Lungro and neighboring towns.
The Cathedral of St. Nicola da Mira was completed in 1776, after the previous 1547 century church was destroyed by the earthquake.
The three-nave structure is impressive, enriched by a rich decoration of mosaics, icons and Byzantine frescoes, which give the cathedral an atmosphere of sacredness and beauty.
The Christ Pantokrator of Droboniku, which dominates the central dome, represents a masterpiece of sacred art, while other works by the same artist, such as the mosaic in the Chapel of the Baptismal Font and the Last Judgment above the main door, further enrich the spiritual experience of the faithful.
The apse basin is decorated with a mosaic depicting the Mother of God on the throne.
In the central nave, above, you can still admire the Neapolitan paintings.
The frescoes in the left side nave represent the life of S. Nicola da Mira, while those in the right nave represent the life of Jesus.
The three external doors, which give access to the cathedral, are in bronze, created in 2004 by the Calabrian sculptor Giovanni Talarico, with the lost wax technique and depict scenes from the Gospel and the life of San Nicola di Mira.
Finally, the majolica spire of the bell tower completes the suggestive appearance of the cathedral.
On a cliff stands the Church of Santa Maria dell’Icona or of Constantinople, from the 16th century, which preserves a peculiar representation of the Madonna Odigitria.
Among the various noble palaces, some under renovation, of notable historical, artistic and cultural interest is Palazzo Stratigò, still inhabited by the heir of the noble Arbëreshe family, Anna Stratigò, and home to the Casa Museo del Risorgimento, the Music Workshop and the International Mate Academy.
ARBËRESHE 🇦🇱
UNGRA: NJĂ‹ MOSAIK E PĂ‹RNJHOURIT, SHĂ‹MBĂ‹LLI E RĂ‹LINDJES, EPARKIES E TRADICIONES E MATIT
Të parat informacionat janë e shekullit XII, nji fshat cili ëmëri ish Lungrum. Mbi fillimin e ëmërit janë di ipotëza: e para çë e lidhin me greqishtitin ugros, i lagur, për pranimi e shumë lindje uji. E dita thot se ëmëri është i lidhur Ungarëvet çë jetojin tekë ki llok mënjëhere se të arrëvojin arbëreshët.
Katundi u le afër Qishës e, tekë vendi ku zotërat bëgatë e Brahall-as, sot Altomonte, kishin dhënur monakëvet basilianet tekë fillimi e shekullit XII.
Fshati patë pra për shumë motë fort kriza e u lartësua kur tekë viti 1486 erdhëtin arbëreshët, çë qenë mbjedhura me të mirat nga abati e Shën Mëris e Amullit, Paolo Porta. Tekë viti 1525 monakët basilianë lërien Abacien çë vate ne komend për dashurin e papit. Ndër shekullet shumë fëmija feudatarie shkuan Unger: Vanatat, Kampilongrat, Peskarat e Saraqinës e në lurtëm Sanseverinat e Bisinjanit.
Ungra muari pjesë e madhe tekë shena politike italiane. Njerim vitit 1820 ish e gjallë fingjileria e shumë arbereshë muartin pjesë luftëvet kunder Borbobavet Kosenxë tekë viti 1844, ndër cilit Angelo e Domenico Damis.
I lurtëmi kish një rollë i rëndësishëm te nisja e Millëvet e qe i ngarkuar nga Garibaldi për të ndërtonij luftën bashkë gjindjat Kallabri mënjëhere sa të arrëvojin garibaldinët, si tenente e ushtrisë.
Tekë viti 2007 Ungra patë një njoftje si katund shëmbëll e Rëlindjes italiane për pjesën e madhe çë patin gjindjat e katundit për udhëtimin për njësin nacionalle. Kjo njoftje është shumë rëndësishme pse vë më shumë dritë tekë ndihmja e tire për storien e lindjen e një Itali e re.
Ungra është e njohur për të jetë Krieqiti e besëm e arbereshëvet e Italisë, pse është qendëra e Eparkies themeluar tekë viti 1919. Eparkia e Ungrës mbjedh katundet arbereshë e Italisë çë vjuan rritin bizantin e çë bënjen pjesë e provinçëvet e Kosenxë, Potenxë, Bari, Leçe e Peskara.
Ma Ungra është i njohur edhe si katundi e kripës, pse këtu gjëndet miniera më e vjetër e më me rëndësishme e Italisë. Kripësorja për shumë mot dha shurbimë shumë gjindjave e Ungrës e edhe katundëvet afër.
Krieqisha e Shën Kollit qe e mbaruar tekë viti 1776, nese çë Qisha çë ish mënjëhere ra poshtë për fëtesa e një tërramot.
Ndërtesja me tri navata është shumë e madhe, e zbukuruar me shumë mozaikra, ikona e piktura bizantina, çë japen Krieqishës një ajer e Bekurimë e Bukurië. Krishti Pantokrator e Drobonikut, tekë gubulla qënderorë, është ndër operat më të bukura, ndërsa, shurbime e Drobonikut, si mozaiku e Kapeljes e Pagëzimit e Gudhikia mbi dera e madhe, bëgatënjen edhe më shumë eksperjenxjin e besimtaret.
Absidi është zbukuruar nga një mozaik çë burton Mëmën Perëndiut mbi troni. Tekë navata ndë mest, larta, mënd shihen pikturat e shkollës napullitane. Pikturat e navatës ndër ana e majta burtonjen jetën e Shën Kollit, ndërsa ata tekë ana e djatha burtonjen jetën e Krishtit. Tri diara jasht, kuj mënd hihet mbrënda Krieqishës, janë brunxi, bënur tekë viti 2004 nga artisti Kalabris Giovanni Talarico, e burtonjen shena e Vangjelit e jetës Shën Kollit.
Bukuria e turres kumbërore mbaron gjithë bukurimet e Krieqishës.
Mbi një shkëmb lehet Qisha e Shën Mëris e Ikonës o e Kostandinopolit, shekullit XVI, çë vjon një oper e Shën Mëris Odixhitra.
Ndër pëllacet, një ca nani të rinovuar, është një me shumë rëndësishme storike, artistike e kullturore: Pëllaci Stratigò, edhe sot ku rri trashgimtara e fëmilës bëgatë arbëreshe, Anna Stratigò. Ki vend është edhe qëndëra e Shtëpis Muze e Rëlindjes, Ofiçina e Musikes e Akademia kombëtare e Matit.