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- Benvenuti a San Benedetto Ullano
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MUSEO DIFFUSO “PORTE NARRANTI”
Il progetto Porte Narranti nasce nel 2019 come iniziativa di marketing turistico territoriale voluta dall’amministrazione comunale e sotto la direzione artistica di Graziella Di Ciancio. Si tratta di un museo diffuso, all’aperto, che si sviluppa nel centro storico e nella frazione di Marri e si prefigge di narrare attraverso le immagini la storia e i caratteri distintivi di San Benedetto Ullano.
È un viaggio nella storia del luogo, segnata dall’arrivo degli albanesi, ma che affonda le proprie radici in un passato lontano, nell’antica Roma, che si compie attraverso antiche porte e portoni, alcuni di importanti palazzi nobiliari, che sono state dipinte da artisti e artiste provenienti da ogni parte della Calabria.
L’obiettivo di questa originale iniziativa è molteplice: la tutela del proprio patrimonio identitario, per evitare che tutto questo bagaglio culturale cada nell’oblio e si possa invece tramandare alle nuove generazioni e una rinascita e riscoperta del centro storico, anche per gli stessi abitanti; ma anche valorizzazione del territorio puntando sulle sue caratteristiche peculiari e cercare di attrarre un turismo lento e rispettoso dei luoghi.
L’idea innovativa è stata quella di aver trasformato porte e portoni del centro storico in tele su cui dipingere. La porta non è solo un elemento funzionale di un edificio ma ha un valore fortemente simbolico, è il collegamento tra due mondi: dentro e fuori, conosciuto e incognito, mondo terreno e spirituale.
L’intento è stato quindi di incuriosire i turisti e coinvolgere la popolazione locale che ha aperto le proprie porte agli artisti, i quali sono stati ospitati per 3 giorni e si sono immersi nella vita del borgo, partecipando ad una estemporanea di pittura. Nel 2023 l’iniziativa, giunta alla sua terza edizione, è diventata un vero e proprio Festival, con la possibilità di partecipare a una serie di esperienze enogastronomiche, musicali e teatrali.
Sono ben 25 le opere realizzate nel centro storico di San Benedetto e nella vicina frazione di Marri. Accanto ad ogni porta è presente un pannello che fornisce una spiegazione sul tema interpretato dall’opera e una breve biografia dell’artista.
Il visitatore può seguire un vero e proprio itinerario, un viaggio identitario che parte dall’epoca romana, segue il periodo normanno, poi l’arrivo degli albanesi e le imprese dei patrioti risorgimentali.
I temi sono scelti con attenzione e tramandano, attraverso l’arte e lo stile pittorico specifico di ogni artista, storie legate alla cultura locale e arbëreshe: episodi, luoghi e personaggi storici, eroi e santi, fiabe e leggende.
Ogni porta quindi rivive, si anima raccontando una storia.
Tra le più significative, il portone di Palazzo Chimenti a Marri ci mostra in primo piano l’urna cineraria rinvenuta in queste zone, ripresa dal vero e nei minimi particolari con tecnica realistica, e al centro della scena un imperatore a cavallo, Marco Aurelio, privo di armatura. Dietro, la Chiesa di San Benedetto, il tutto su uno sfondo naturalistico che trasmette una sensazione di pace e serenità, oltre che un senso di fissità temporale.
Sulla porta di un palazzo ormai in rovina è rappresentato il castello di Ullano. Pennellate di colori accesi per dipingere il paese, e una predominanza del giallo che attira l’attenzione. Affacciata alla finestra della torre si intravede la figura, appena delineata, della contessa Rocca. L’artista non ha cercato di nascondere i difetti di questo vecchio portone ma ha messo in evidenza i segni del tempo proprio attraverso l’uso del colore.
Alla normanna Rocca, che divenne contessa e signora del castello all’età di soli otto anni è dedicata un’altra narrazione.
La più singolare è sicuramente quella legata alla figura di Romano, abate del monastero di Ullano. È una rappresentazione ricca di simbologia e carica di mistero. L’amanuense è ritratto per metà con il viso rivolto verso lo spettatore, inondato da una luce quasi divina che cattura l’attenzione sul testo che sta trascrivendo e per metà i tratti del suo volto sono sostituiti da lettere, numeri e simboli. Una visione metafisica che assegna a questa figura un carattere ultraterreno. In alto, l’aquila a due teste sovrastata dalla scritta in latino Per aspera ad astra (dalle asperità alle stelle) fa riferimento alla storia degli albanesi scappati dalle loro terre alla ricerca di una vita migliore ed in basso sullo scriptorium un’altra frase molto significativa Porta itineris dicitur longissima esse (si dice che la porta sia la parte più lunga di un viaggio).
Una delle porte non poteva che essere dedicata all’eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderbeg, rappresentato mentre avanza fiero sul suo cavallo bianco.
Una figura importante per la storia del paese fu poi il patriota Agesilao Milano, che attentò alla vita del re. La porta che ci racconta questo personaggio è proprio quella di Palazzo Milano, sua casa natale.
Significativa è la leggenda di Jurendina e Kostantini in cui si sottolinea il valore della besa, la fedeltà alla parola data. Una madre ha nove figli maschi e una femmina; l’ultimo dei figli, Kostantini, vuole dare in sposa la sorella Jurendina ad uno straniero. La madre si oppone, temendo di perdere l’appoggio dell’unica figlia e non poterla più rivedere. Lui le promette che la riporterà a casa ogni volta che vorrà, ma purtroppo muore in guerra come tutti gli altri fratelli. La madre lo maledice per non aver mantenuto la promessa, ma ecco che la figlia appare sulla porta. Sullo sfondo del dipinto si intravede uno scheletro nero su un cavallo: è lo spirito di Kostantini che ha sconfitto la morte pur di rispettare la besa.
Molto caratteristica è l’immagine di una donna che indossa l’abito nuziale di San Benedetto Ullano affacciata sull’uscio di casa, all’interno di una tipica gjitonia. L’effetto tridimensionale del dipinto e i colori brillanti la rendono una figura viva e dinamica.
Due opere sono state realizzate con la tecnica dell’iconografia bizantina, la porta dedicata a San Giuseppe (il cui culto era praticato in Oriente molti secoli prima che si sviluppasse in Occidente) e quella dedicata a San Benedetto da Norcia.
Una porta ci narra la storia di Marri: già abitato in epoca romana, rimase un piccolo nucleo rurale fino all’arrivo di famiglie albanesi provenienti da S. Benedetto intorno al 1580, che fondarono il villaggio vero e proprio.
Un’altra ritrae la filanda, che fu attiva a Marri fino al secolo scorso. Per circa quattro secoli, dal XVI al XX secolo, l’allevamento dei bachi da seta, la filatura e la tessitura hanno rappresentato infatti una parte importante dell’economia del paese.
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WIDESPREAD MUSEUM “NARRATING DOORS”
The Porte Narranti project was born in 2019 as a territorial tourism marketing initiative promoted by the municipal administration and under the artistic direction of Graziella Di Ciancio. It is a widespread, open-air museum, which develops in the historic center and in the hamlet of Marri and aims to narrate the history and distinctive characteristics of San Benedetto Ullano through images.
It is a journey into the history of the place, marked by the arrival of the Albanians, but which has its roots in a distant past, in ancient Rome, which takes place through ancient doors and gates, some of important noble palaces, which have been painted by artists from all over Calabria.
The objective of this original initiative is multiple: the protection of one’s identity heritage, to prevent all this cultural baggage from falling into oblivion and instead being passed down to new generations and a rebirth and rediscovery of the historic center, even for the inhabitants themselves; but also, valorization of the territory by focusing on its peculiar characteristics and trying to attract slow tourism that respects the places.
The innovative idea was to have transformed doors and gates of the historic center into canvases on which to paint. The door is not only a functional element of a building but has a highly symbolic value, it is the connection between two worlds: inside and outside, known and unknown, earthly and spiritual world.
The intent was therefore to intrigue tourists and involve the local population who opened their doors to the artists, who were hosted for 3 days and immersed themselves in the life of the village, participating in a live painting contest. In 2023 the initiative, now in its third edition, has become a real Festival, with the possibility of participating in a series of food and wine, musical and theatrical experiences.
There are 25 works created in the historic center of San Benedetto and in the nearby hamlet of Marri. Next to each door there is a panel that provides an explanation on the theme interpreted by the work and a brief biography of the artist.
The visitor can follow a real itinerary, an identity journey that starts from the Roman era, follows the Norman period, then the arrival of the Albanians and the exploits of the Risorgimento patriots.
The themes are carefully chosen and pass on, through the art and specific pictorial style of each artist, stories linked to local and Arbëreshe culture: episodes, places and historical characters, heroes and saints, fairy tales and legends.
Each door therefore comes to life, telling a story.
Among the most significant, the door of Palazzo Chimenti in Marri shows us in the foreground the cinerary urn found in these areas, taken from life and in the smallest details with realistic technique, and at the center of the scene an emperor on horseback, Marcus Aurelius, without armor. Behind, the Church of San Benedetto, all against a naturalistic background that conveys a feeling of peace and serenity, as well as a sense of temporal fixity.
The castle of Ullano is represented on the door of a now ruined palace. Brushstrokes of bright colors to paint the town, and a predominance of yellow that attracts attention. Looking out of the window of the tower you can glimpse the barely outlined figure of Countess Rocca. The artist did not try to hide the defects of this old door but highlighted the signs of time through the use of color.
Another narrative is dedicated to the Norman Rocca, who became countess and lady of the castle at the age of just eight.
The most singular is certainly the one linked to the figure of Romano, abbot of the monastery of Ullano. It is a representation rich in symbolism and full of mystery. The scribe is half portrayed with his face turned towards the viewer, flooded with an almost divine light that captures attention on the text he is transcribing and half of his facial features are replaced by letters, numbers and symbols. A metaphysical vision that gives this figure an otherworldly character. At the top, the double-headed eagle surmounted by the Latin writing Per aspera ad astra (from hardship to the stars) refers to the history of the Albanians who fled their lands in search of a better life and at the bottom on the scriptorium is another very significant phrase Porta itineris dicitur longissima esse (the door is said to be the longest part of a journey).
One of the doors could only be dedicated to the national hero Giorgio Castriota Skanderbeg, represented as he proudly advances on his white horse.
An important figure in the history of the country was the patriot Agesilao Milano, who made an attempt on the king’s life. The door that this character tells us about is precisely that of Palazzo Milano, his birthplace.
The legend of Jurendina and Kostantini is significant in which the value of the besa, the faithfulness to the given word, is underlined. A mother has nine sons and one daughter; the last of the children, Kostantini, wants to marry his sister Jurendina to a foreigner. Her mother opposes her, fearing she will lose the support of her only daughter and never be able to see her again. He promises her that he will bring her home whenever she wants, but unfortunately, she dies in the war like all her other brothers. The mother curses him for not having kept his promise, but then her daughter appears at the door. In the background of the painting, we can see a black skeleton on a horse: it is the spirit of Kostantini who defeated death to respect the besa.
Very characteristic is the image of a woman wearing the wedding dress of San Benedetto Ullano looking out of the door of her house, inside a typical gjitonia. The three-dimensional effect of the painting and her bright colors make her a lively and dynamic figure.
Two works were created with the Byzantine iconography technique, the door dedicated to Saint Joseph (whose cult was practiced in the East many centuries before it developed in the West) and the one dedicated to Saint Benedict of Norcia.
A door tells us the story of Marri: already inhabited in Roman times, it remained a small rural nucleus until the arrival of Albanian families from S. Benedetto around 1580, who founded the actual village.
Another portrays the spinning mill, which was active in Marri until the last century. For about four centuries, from the 16th to the 20th century, silkworm breeding, spinning and weaving represented an important part of the country’s economy.
ARBËRESHE 🇦🇱
MUZEU E “DIART ÇË FJASIN”
Projekti e “Dyart çë fjasin” lefet tek viti 2019 për të dashurin e aministraciones komunalle nën drejtimit artistik e Graziella Di Ciancio. Eshte një muze nën qiell çë gjëndet tek pjesa antike e katundit Shën Benedhitit e tek afëra Marri. Ki muze do të kalzonj me pikturat storien e gjeravet karateristike të lidhur katundit e Shën Benedhitit.
Ki Muze nën qiell fjet e stories të këtij vendi. Storie çë zë ka epoka romane, me disa diar antike e pëlacevet nobiliare e katundit e bukuruar nga piktora kalabrisëra, njërim epoka kur erdhëtin shqiptaret.
Ki Muze eshtë një projekt çë do të valorizonj pjësen më antike e katundit e çë do të zbulon dashurin e rrënjëvet arbereshë çka gjindjat, më shumë çka generacionat e rea e për të mbjedhur sa më turista ndër këta vende.
Idea e këtij projekt eshtë shumë origjinalle, pse diart e pjëses antike e katundit u bën tele për të pikturuar. Diart janë jo vetëm një pjësë e shëpisë ma janë edhe një simbol, një lidhje e di jetëve: jetës mbrenda e jasht, ajo çë dihet e ajo çë nëng dihet, jeta e botës e jeta e shpirtit.
Për këte projekt muartën pjesë gjith gjindjat e katundit çë hapëtën diart e shëpisë tire artistëvet për tre ditë. Tek viti 2023, i realizuar për herën e tretë, ki projekt u be një Festival ku mënd gjendëshën petke për të ngrenë, musikë e opera teatrallë.
Janë 25 diart bukuruar ka piktorevet ndër katundet Shën Benedhitit e Marrit. Afër nga derë gjendet edhe një descricion e piktures bashkë me jetës e artistit çë e bëri.
Kush vizitaren katundet mënd verë tek një udhëtim çë fillon ka epoka romane, shkon ka epoka normane e arrvon tek arbëreshet e patriotet e rilindjes.
Temat e pikturavet janë zgjedhur me kujdes e fjasin për kullturën e arbëreshëvet, vendëvet e kështërvet të njohur, burra të madha e shënjtra, përraleza e storie të bukura.
Nga derë fjet për një storie.
Në mes këtire gjënden, dera e Pëlacit Kimenti, e Marrit, burthon urnën të vdekurve çë gjetën ndër këta vende, shumë “realistike”, e në mes derës është imperatori Marko Aureli mbi kalët, pa armature. Prapa, Qisha e Shën Benedhitit.
Mbi njëter derë, një derë shumë e vjetër, gjëndet Kastieli e Ullanit me Kuntisen Roka prapa një dritësore. Piktori çë bukuroj këtë derë nëng desh të shehënij difektet e kësaj derë e vjetër, ma me kulluret të forta desh ti vonij përpara sivet e gjindjavet çë mënd e shihjen.
Njëter storie e Kuntises Roka, zonj e Kastielit çë kur kish vetëm 8 vjeç, mënd shihet mbi njëter derë.
Një derë partikolare është ajo çë bën e sheh Romanin, abati e Manastirit e Ullanit, pjot me simbolë të shehura. Abati ka gjsëm faqe çë ruan përpara, me një drite mbi teksti çë është e shkruan, e jetrën gjsëm e benur me shkronja, numere e simbolë. Lart është shqiponja me di krie me të shkruar lëtisht Per aspera ad astra (çë ka gjeravet të ngurta të illëvet) e lidhur me storiet e arbereshëvet çë ikëten ka shëpit e tire për të gjejën një jetë e re. Poshtë gjëndet njetër të shkruar: Porta itineris dicitur longissima esse (thuhet se dera është copa më e gjatë e udhes).
Një derë bën e sheh eroen nacionalle Gjergji Kastriota Skanderbeu mbi një kalë i bardh.
Një derë e Pëlacit Milano bën e sheh patriotin Agesilao Milano çë kërkonij të vrit rregjin.
Përralleza e Jurendinës e Kostandinit eshtë mbi njetër derë. Kjo Përralez eshte e lidhur fjalës “Besa”, fjala çë jepet. Një mëmë ka nëntë trima e një vashez; i fundëmit e trimavet, Kostandini, do të marthonij motrën, Jurendinen, me një litir. Mëma e tyre nëng donij, pse trëmbej se kështu nëng shinij më bilen e saj. Kostandini i thonij mëmes e tij se kur donij vej e mirr Jurendinen e ja sjellënij të shëpia. Ma Kostandini, i shkreti, vdiq në luft. Mëma e tij i vo nëma të keqra pse aj nëng mbajti fjalën e tij, ma një çë e bila shihet mbi derës. Tëk fundi e deres e bukuruar shihet një burr vetëm eshtërash, i zi, mbi një kali: është shpirti e Kostandinit çë fitoj mortien për të mbanij fjalën çë i dha mëmes e tij, “besen”.
Shumë e bukur është bukuroshja e njëri gruaje e veshur me stolit arbëreshë e Shën Benedhitit, jashtë derës e shtëpis, mbrënda tek një gjitonie.
Di dera janë të bën me tekniken e ikonografisë bizantine: dera e Shën Xeps e dera e Shën Benedhitit.
Një derë fjet e stories e Marrit ku gjindiat rrijën çë ka epoka romane, njërim kur erdhëtin familjet shqiptarë, çë ka Shën Benedhiti në viti 1580, ç’i dhan jetë e re.
Njetër derë bën e sheh argalin çë gjëndej te Marri njërim këtë shekuli çë shkoj. Për kater shekule, çë ka shekulli XVI njërim shekulli XX, rritëshen krimba të mëndafshit e shërbima me argalit qe një shërbes shumë e madhe për ekonomin e katundit. - Galleria fotografica