- Il Paese di Guardia Piemontese
Guardia Piemontese è un piccolo gioiello che sorprende subito i visitatori per la sua vista spettacolare, quasi da far girar la testa. Situato ai piedi della catena montuosa paolana, il paese regala una visione ad ampio raggio. Da un lato l’abbraccio delle altissime montagne e dall’altro un affaccio mozzafiato sul mare, dal quale è possibile osservare non solo la frazione marina di Guardia e i paesi della costa tirrenica cosentina ma, nelle giornate di cielo terso, la vista spazia fino al promontorio di Capo Palinuro, in Campania.
Una delle tante risorse che offre il territorio è la possibilità di percorrere i sentieri tracciati lungo le vie dei valdesi: antiche vie di comunicazione di persone e di trasporto di animali e merci, che collegavano Guardia ai vicini centri di Cetraro, Fuscaldo e Montalto.
Si tratta di un vero e proprio museo naturalistico, ricco di biodiversità, all’interno del quale è possibile osservare piante rare, come la felce preistorica Woodwardia radicans (indice del fatto che 65 milioni di anni fa qui il clima era tropicale e non mediterraneo) e diverse specie endemiche di anfibi, come il tritone alpestre inexpectatus. Ci troviamo in un luogo di inestimabile valore storico, culturale e linguistico. Qui, infatti, oltre all’italiano, non si parla il dialetto calabrese ma una vera e propria lingua: l’occitano.
Guardia è un paese bilingue, come si evince anche dalla toponomastica e dalle insegne per le vie del centro.
È l’unica enclave linguistica occitana del Sud Italia e si può parlare di una minoranza tra le minoranze, poiché a parlare il guardiolo, la variante di occitano parlata a Guardia Piemontese, sono rimaste circa 200 persone, in gran parte anziani.
Il guardiolo si distingue dall’occitano originale per alcune parole che hanno subito nei secoli l’influenza del dialetto calabrese.
Per salvaguardare questo patrimonio linguistico, la scuola elementare di Guardia ha inserito questa lingua tra le materie di studio.
La storia di Guardia nasce sul finire del XIII secolo, quando i valdesi di lingua occitana provenienti dalle valli piemontesi vi giunsero per sfuggire alle persecuzioni religiose e in cerca di una vita migliore.
Denominata inizialmente Guardia Fiscalda e poi Guardia dei Valdi e Guardia Lombarda (con il termine lombardo si indicavano tutti gli abitanti del Nord Italia), il nome Guardia è legato alla preesistente torre di guardia, a cui venne aggiunto nel 1863 l’aggettivo Piemontese, dal principale luogo di origine dei valdesi.
I valdesi raggiunsero la Calabria sia via terra che via mare; è documentato il trasferimento di molte famiglie via nave da Genova a Napoli e da qui a Paola. La toponomastica ha risentito di queste influenze; infatti, i vicoletti del paese si chiamano Carruggi.
Il loro insediamento fu favorito inizialmente dai feudatari locali – il territorio di Guardia era amministrato da Salvatore Spinelli, marchese di Fuscaldo – che avevano bisogno di manodopera per le loro terre.
La comunità valdese era presente in varie zone della Calabria, ma fu proprio a Guardia che raggiunse l’apice della ricchezza, tanto da fondare una città.
Sul perché questo popolo decise di trasferirsi proprio in questo luogo, possiamo affermare che furono sicuramente attratti da una terra ricca di storia e da quello che era all’epoca un luogo vivo, culturalmente molto attivo e ricco sotto diversi punti di vista (una regione, la Calabria, che tra le altre cose aveva visto il passaggio dello Stupor Mundi Federico II di Svevia e dato i natali all’abate Gioacchino da Fiore, il cui pensiero visionario prevedeva un sostanziale rinnovamento religioso e politico). Era il periodo in cui la Calabria era un’area tra le più “industrializzate” d’Europa; i porti di Reggio e Messina erano tra i più importanti del Mediterraneo, grazie all’esportazione della seta.
E forse uno dei motivi per cui i valdesi vennero perseguitati e uccisi fu proprio la loro ricchezza e il fatto che fossero troppo avanti con i tempi.
I valdesi, infatti, leggevano la Bibbia più di 100 anni prima che Lutero iniziasse il processo di Riforma della Chiesa nel 1517. Prima di questa data era assolutamente vietato toccare la Bibbia. E addirittura tra i valdesi era consentito alle donne leggere la Bibbia e predicare la Parola di Dio… I valdesi avevano una considerazione molto alta della donna, possiamo dire rivoluzionaria per quei tempi e sicuramente per l’Italia meridionale. La loro era una società paritaria, donne e uomini avevano gli stessi diritti, ereditavano al pari dei fratelli, erano altamente alfabetizzate e si occupavano dell’educazione dei figli.
Tutto questo faceva paura. Inoltre, quando arrivarono i valdesi, a Guardia era presente anche la comunità ebrea.
Quindi, questo angolo d’Europa era un insieme armonico di religioni e culture diverse e per oltre due secoli la comunità valdese riuscì a mantenere una certa autonomia, le proprie tradizioni e la propria lingua, in un contesto di convivenza pacifica e prosperità, prima dell’arrivo della Santa Inquisizione.
Nel 1532 quando i valdesi del Piemonte decisero di aderire alla Riforma calvinista, anche i valdesi di Guardia iniziarono a predicare liberamente in pubblico.
La Chiesa di Roma, già preoccupata dal dilagare dei movimenti protestanti nel Nord Europa, si prodigò per sradicare ogni manifestazione considerata eretica.
Il cardinale Michele Ghislieri, grande Inquisitore e futuro papa Pio V, con l’appoggio dei reali spagnoli e dei signori locali, fu incaricato di spingere i movimenti eretici alla conversione.
La lotta all’eresia culminò con le ordinanze restrittive del 9 febbraio 1561 in un vero e proprio clima di repressione e terrore. I tentativi di conversione risultarono vani e a San Sisto si assistette anche alla reazione di alcuni fuggiaschi che uccisero il governatore di Montalto. Questa reazione non fece altro che far aumentare la ferocia degli inquisitori e il 1° giugno il paese fu dato alle fiamme. Uno dopo l’altro vennero annientati tutti i paesi valdesi della Calabria (San Sisto, Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Vincenzo La Costa, Argentina, Santa Maria La Castagna e Guardia Piemontese). A Guardia il massacro avvenne la notte del 5 giugno 1561. I guardioli vennero tratti in inganno, con la complicità del Marchese Spinelli. Questi aveva fatto imprigionare appositamente nella torre di guardia dei soldati, spacciandoli per pericolosi criminali, i quali, una volta liberatisi, fecero entrare le truppe in attesa fuori dalle mura, dando inizio alla strage.
Quello che accadde fu un vero e proprio sterminio di massa. Gran parte della popolazione valdese fu uccisa e le crudeltà inflitte non risparmiarono donne e bambini. I pochi superstiti furono costretti a convertirsi e a seguire tutta una serie di regole e restrizioni. Molti di questi si rifugiarono a Ginevra, roccaforte della Riforma calvinista.
Nel 2016 Guardia Piemontese è stata riconosciuta come “Città europea della Riforma”: un titolo che lega ben 102 città europee che hanno giocato un ruolo chiave nella storia della Riforma protestante. In Italia, le uniche città che sono state insignite di tale titolo sono Guardia Piemontese, Venezia e Torre Pellice (TO).