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- Il Paese di Frascineto
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FRASCINETO: IL PATRIMONIO ICONOGRAFICO COME TESORO DI ARTE, RELIGIOSITÀ E CULTURA
Le antiche denominazioni di Frascineto erano Casale San Pietro e Casalnuovo del Duca.Il casale, preesistente ma quasi abbandonato, fu ripopolato dall’arrivo dei profughi albanesi alla fine del XV secolo, i quali furono accolti dall’abate dell’antico monastero di San Pietro. Il nome attuale sarebbe da ricondurre alla presenza nel territorio di boschi di frassino.
Frascineto è divisa da un ponte dalla frazione di Eianina. L’antico toponimo Li Porticilli con il tempo si è mutato in Percile e poi Porcile, finché negli anni ’30 del ‘900 ha assunto il nome attuale, che prende il nome dal vicino fiume Eiano.
L’arrivo a Frascineto offre immediatamente uno spettacolo suggestivo: le maestose falesie che si ergono nella sua cornice paesaggistica, che ricordano molto le formazioni rocciose presenti in alcune località dell’Albania.
Frascineto può essere definita a pieno titolo la città delle icone, grazie al ricco patrimonio iconografico custodito nel Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina, ma anche grazie al repertorio iconografico delle chiese del territorio.
Nei pressi della Chiesa basilicale dei SS. Pietro e Paolo sarebbe sorto il primo insediamento degli albanesi giunti sul territorio.
Il primo impianto risale al X-XI secolo, ad opera dei monaci basiliani che vi risiedettero fino alla metà del XVIII secolo, ma l’architettura attuale è del XVII secolo.
All’esterno è interamente rivestita in pietra e presenta una cupola a gradoni concentrici coperti da tegole. Originariamente a tre navate e dotata di due absidi, una orientata ad est e una ad ovest, ha subito modifiche nel corso dei restauri degli anni ’50, con la demolizione dell’abside orientale. All’interno, due nicchie ai lati dell’altare conservano le uniche tracce di affreschi superstiti. In una di esse è raffigurato Sant’Antonio Abate, probabilmente indice del fatto che la chiesa avesse una funzione di cura per l’herpes zoster, poiché il santo era considerato protettore dei malati affetti da questa malattia. Nell’altra nicchia è riconoscibile San Rocco, altro santo guaritore noto per la cura delle ferite. Basandoci su questi elementi figurativi e sul fatto che la zona fosse pertinenza della commenda di Malta, è plausibile quindi ipotizzare che la chiesa avesse la funzione di ospedale.
La Chiesa di Santa Maria Assunta era preesistente all’arrivo degli albanesi. Fu ricostruita e ampliata in periodo barocco e adattata alla liturgia greco-bizantina. La sua forma imponente, con la maestosa cupola, domina l’intera piazza.
L’iconostasi di scuola russa su tre registri è degli anni ’40 del ‘900, una delle prime di tutta l’Eparchia di Lungro, realizzata dal monaco benedettino Gerolamo Leusing, e l’unica di scuola russa di tutta l’Eparchia. La chiesa, a navata unica e arricchita da pregevoli stucchi, ospita due tele settecentesche di Genesio Gualtieri da Mormanno: la Madonna che allatta con i santi Trifonio e Francesco da Paola e un’Assunzione della Vergine, oltre ad un variegato repertorio iconografico, con opere del celebre artista albanese Josif Droboniku, ma anche affreschi e icone di scuola greca e slava.
La Cappella di Santa Lucia, in origine intitolata alle Anime sante del Purgatorio, risale al XVI secolo. Si presenta ad unica navata, in stile barocco. Custodisce una particolare e rara iconostasi in marmo, con intarsi policromi, le cui icone, così come il mosaico sulla facciata esterna raffigurante Santa Lucia, sono state realizzate da Droboniku.
Sulle pareti laterali è dipinto il ciclo iconografico relativo alla vita e al martirio di Santa Lucia.
Da segnalare poi i ruderi della Cappella della Madonna delle Armi o Madonna di Lassù, del X-XI secolo, di cui rimane ormai solo una parete inglobata nella roccia. In origine, sorgeva nei pressi di una grotta eremitica e vi erano le celle utilizzate dai monaci basiliani del monastero di San Pietro nei loro periodi di ritiro spirituale.
La Chiesa di San Basilio Magno, a Eianina, risale al XVIII secolo e presenta un’iconostasi le cui tavole sono state realizzate dall’iconografo greco Jannakakis.
Tra i palazzi nobiliari, è degno di nota soprattutto Palazzo Bellusci. Ad Eianina, invece, ricordiamo Palazzo Pace e Palazzo Miraglia.
La Grotta Nera, oggetto di recente bonifica e valorizzazione da parte dell’Associazione Frascineto Adventures, è un suggestivo anfratto naturale, avvolto dal mistero e dalla leggenda. Si dice che, in passato, i briganti utilizzassero questa grotta come rifugio e luogo di riunioni segrete.
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FRASCINETO: THE ICONOGRAPHIC HERITAGE AS A TREASURE OF ART, RELIGIOUSITY AND CULTURE
The ancient names of Frascineto were Casale San Pietro and Casalnuovo del Duca.
The village, pre-existing but almost abandoned, was repopulated by the arrival of Albanian refugees at the end of the 15th century, who were welcomed by the abbot of the ancient monastery of San Pietro.
The current name could be traced back to the presence of ash woods in the area.
Frascineto is divided by a bridge from the hamlet of Eianina. The ancient toponym Li Porticilli, over time, changed to Percile and then Porcile, until in the 1930s it took on its current name which takes its name from the nearby Eiano river.
The arrival in Frascineto immediately offers an evocative spectacle: the majestic cliffs that rise in its landscape setting, which are very reminiscent of the rock formations present in some places in Albania.
Frascineto can fully be defined as the city of icons, thanks to the rich iconographic heritage kept in the Museum of Icons and Byzantine Tradition, but also thanks to the iconographic repertoire of the churches in the area.
Near the Basilica Church of SS. Pietro e Paolo was the first settlement of the Albanians who arrived in the area.
The first structure dates back to the 10th-11th century, by the Basilian monks who resided there until the mid-18th century, but the current architecture is from the 17th century.
On the outside it is entirely covered in stone and has a dome with concentric steps covered by tiles. Originally with three naves and equipped with two apses, one oriented to the east and one to the west, it underwent changes during the restorations of the 1950s, with the demolition of the eastern apse. Inside, two niches on the sides of the altar preserve the only traces of surviving frescoes. In one of them Sant’Antonio Abate is depicted, probably indicating that the church had a treatment function for herpes zoster, since the saint was considered the protector of those affected by this disease. In the other niche you can recognize San Rocco, another holy healer known for healing wounds. Based on these figurative elements and on the fact that the area belonged to the Commandery of Malta, it is plausible to hypothesize that the church had the function of a hospital.
The Church of Santa Maria Assunta pre-existed the arrival of the Albanians. It was rebuilt and enlarged in the Baroque period and adapted to the Greek-Byzantine liturgy. Its imposing shape, with the majestic dome, dominates the entire square.
The iconostasis of the Russian school on three registers dates back to the 1940s, one of the first in the entire Eparchy of Lungro, created by the Benedictine monk Gerolamo Leusing, and the only one of the Russian school in the entire Eparchy. The church, with a single nave and enriched with valuable stuccoes, houses two eighteenth-century paintings by Genesio Gualtieri da Mormanno: the Madonna breastfeeding with the saints Trifonio and Francesco da Paola and an Assumption of the Virgin and a varied iconographic repertoire, with works by the famous Albanian artist Josif Droboniku, but also frescoes and icons of the Greek and Slavic schools.
The Chapel of Santa Lucia, originally dedicated to the Holy Souls of Purgatory, dates back to the 16th century. It has a single nave, in Baroque style. It houses a particular and rare marble iconostasis, with polychrome inlays, whose icons, as well as the mosaic on the external facade depicting Saint Lucia, were created by Droboniku.
The iconographic cycle relating to the life and martyrdom of Saint Lucia is painted on the side walls.
Also worth mentioning are the ruins of the Chapel of the Madonna delle Armi or Madonna di Lassù, from the 10th-11th century, of which only a wall remains embedded in the rock. Originally, it stood near a hermit cave and there were the cells used by the Basilian monks of the monastery of San Pietro in their periods of spiritual retreat.
The Church of San Basilio Magno, in Eianina, dates back to the 18th century and has an iconostasis whose panels were created by the Greek iconographer Jannakakis.
Among the noble palaces, Palazzo Bellusci is especially noteworthy. In Eianina, however, we remember Palazzo Pace and Palazzo Miraglia.
The Black Cave, recently reclaimed and enhanced by the Frascineto Adventures Association, is a suggestive natural ravine, shrouded in mystery and legend. It is said that in the past bandits used this cave as a refuge and place for secret meetings.
ARBËRESHE 🇦🇱
FRASNITA: MIRAZI IKONOGRAFIK SI TRIZUAR ARTJE, BESËMRI E KULLTURË
Ëmëret të vjetëëra e Frasnitës ishin Kasal e Shën Pietrit e Kasalnuovi e Dukut. Fshati qe i populluar ka arbëreshët tekë fundi e shekullit XV, të cilit qenë mbjedhur ka abati e manastirit i vjetëër e Shën Pietrit.
Ëmëri çë ka sot mënd jetë se vjen nga arvuret e frashëri çë tekë ki llok gjëndëshin shumë. Frasnita është e ndajtur nga një pond me pjesën Eianina. Ëmëri i vjetër “Li Porticilli”, me motin, u tramutua në Percile e pra Porcile, njerim kur tekë vitët ‘30 e shekullit ‘900 muari ëmërin çë ka sot, i marr ka lumi afër, lumi Eiano.
Kur arrëvohet Frasnit sitë kanë përpara një pamje shumë të bukur: të madhëra male guri çê hipen lart e çë kujtonjen shumë malet e një ca lloqe Shqipëri.
Frasnita mënd thuet se është katundi e ikonatë, për pjesen e bëgatesishe ikonografike çë gjëndet mbrënda Muzeut e ikonat e traditës bizantine, ma edhe për gjithë ikonat çë mënd gjënden mbrënda qishës.
Afër Qishës e SS. Pietrit e Paolit mënd jetë se u le i pari qender e arbëreshëvet çë këtu vunë rrënjë.
Qisha e vjetër qe stisur ka monakët basilianëra, tekë shekullet X-XI, çë mbetin tekë ki vend njerim gjimësit e shekullit XVIII, ma derimi sotishme është e shekullit XVII.
Jashta është gjithë bënur guri e ka një gubullë mbuluar me qaramidhe. Në fillimit kish tri navata e di abside, njeri drejtura tekë ana e lindjes e diellit e jetëra tekë ana ka hin dielli, ndërroj shumë për pjesër e të ndreqëturat e vitat ‘50, kur qe shtunur posht absidi lindjellor. Mbrënda, di niqa vjojin ata çë qëndruan ndër pikturat. Tekë një ndër ata është burtuar Shën Ndoni Abati, mënd jetë se do të thoj se qisha kisht kish një llicjunë për shiruarin e herpesit zoster, pse Shënjti ish kujtuar si mbronjë e kësaj sëmundje. Mbrënda tekë jetëra niqe gjëndet Shën Roku, njëter Shënjt i njohur për shiruarin e cënuamje. Për gjithë këta, e për se kjo ish zotëri e Maltës, mënd jetë se kjo Qish mënjëherë ish një spital.
Qisha e Shën Mëris e Marrur ish këtu mënjëherë se të vijin arbëreshët. Qe ndrequr e zgjiruar tekë era barok e ndrequr me ritin grek-bizantin. Me gubullin i madh e saj zotëron gjith qacën.
Ikonostaza e shkollër rusë është e vitëravet ‘40 e ‘900, një ndër të parat e gjithë Eparkiës e Ungërit, realizuar ka monaku benedhetin Gerolamo Leusing, e vetëma e shkollës rusë e gjithë Eparkies. Qisha, vetëm me një navat e zbukuruar ka stuke të bukura, mbjedh di piktura e Shtatëqindit e Genesi-t Gualtieri ka Murmana: Shën Mëria çë qumshton me Shënjtërat Trifonio e Frangjisku ka Paola e një Marrur e Virgjërores e shumë ikona, me opera e artistit shqipëtar Josif Droboniku, ma edhe piktura e ikona e shkollëve greqishtë e slavë.
Kapelja e Shën Luçies, në fillimit ëmëruar Prigatorëvet, është e shekullit XVI. Ka vetëm një navat, me still barok. Vjon një ikonostaze marmuri, pjot kullure. Ikonat, kështu si mozaikat çë janë tekë faqa jasht çë burtojin Shën Luçin, qenë bën ka Droboniku.
Tekë murat ndër anët janë një ca ikona e martirizimit e jetës e Shën Luçies.
Të kujtuara janë edhe copat çë qindruan e Kapeljës e Shën Mëris e Armit o Shën Mëria e këtej lart, e shekullit X-XI, çë qindroj vetëm një murr vjuar tekë guri. Në fillim ish afër një shpellë vetmitare ku ishin qellat e monaketë basilian e manastirit e Shën Pietrit, ndër motërat kur ata mbjidhëshin sa të parkalesjin.
Qisha e Shën Vasilit i Madh, Ejanin, është e shekullit XVIII e ka një ikonostaze ku ikonat i bëri ikonografu grek Jannakakis.
Ndër Pëllacet zotëror, gjëndet Pëllaci Belushi. Ejanin, ndërsa, kujtomi Pëllaci Paqe e Pëllaci Miralia.
Shpella e zezë, çë qe ndrequr e të vlerëzuar ka Shoqata Frasnita Adventures, është një vend i naturshëm, pjot mister. Thuhet se tekë i shkuari motit, brigandet perdorjin këton shpelle për të përpijekëshin shehura.