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- Il Paese di Plataci
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PLATACI: MURALES E MEMORIE ARBËRESHË TRA LE MONTAGNE DEL POLLINO
Non si conosce la data esatta della fondazione di Plataci. Sappiamo che era un villaggio di Cerchiara, che fu poi abbandonato dopo il terremoto del 1456.
Qui si sarebbero insediati gli esuli albanesi, provenienti prevalentemente dalle città greche di Corone e Modone, intorno al 1476.
Da casale del marchesato di Cerchiara, Plataci passò poi ai Pignatelli nel 1532 che lo tennero fino al 1806.
Il nome potrebbe derivare dal termine greco plataniá, bosco di platani, oppure dal latino plateacium, da platea, ovvero agro non coltivato, poiché nel periodo greco-romano, precedente all’arrivo degli albanesi, il suo territorio era brullo e abbandonato.
Plataci, situato a quasi 1000 metri di altitudine, con la maestosa vetta del Monte Sparviero che si innalza fino a 1700 metri, è un gioiello nascosto tra i monti del Pollino, affacciato sulla pianura di Sibari e le acque cristalline dello Ionio. Questo borgo dell’Arbëria, avvolto da una lussureggiante vegetazione, incanta i visitatori con la sua bellezza pittoresca e il suo fascino senza tempo.
La sua posizione privilegiata regala panorami mozzafiato, permettendo allo sguardo di spaziare tra le vette dei monti e l’infinito blu del mare, offrendo un’esperienza di serenità e pace profonda. Questa oasi naturale è ricca di aree di interesse naturalistico e sentieri che invitano a esplorare la bellezza selvaggia dei suoi dintorni.
Salendo su un pianoro da cui si gode di una spettacolare vista panoramica, vi è la Cappella della Madonna del Monte, edificata nel 1954 e restaurata nel 2010. È ad agosto che la cappella diventa il fulcro di una tradizione affascinante: la processione in onore della Madonna. Durante questa cerimonia, le donne del villaggio portano sui loro capi cesti di ceri votivi, splendidamente decorati con fiori. Lentamente e con devozione, il corteo si snoda per i sentieri che portano alla cappella.
La Chiesa principale è quella di San Giovanni Battista, patrono del paese. Il primo impianto è del ‘400, esisteva già prima dell’arrivo degli albanesi ed apparteneva alla Diocesi di Cassano allo Jonio. La struttura ha subito modifiche ed è stata ampliata in periodo barocco e conserva diverse statue lignee settecentesche. Suddivisa in tre navate, separate da arcate a tutto sesto che poggiano su pilastri in muratura, è stata adattata in seguito al rito greco-bizantino, con l’introduzione dell’iconostasi, le icone e le pitture in stile figurativo bizantino. La facciata, di stile rinascimentale, è completamente rivestita in pietra e presenta tre porte d’ingresso che conducono alle rispettive navate. La torre campanaria, di pianta quadrata, ospita al suo interno un orologio meccanico costruito e brevettato dall’artista locale e inventore Salvatore Gramisci. La cupola esterna è inglobata in un tamburo ottagonale, circondato da una serie di finestrelle quadrilobate.
La Chiesa della Madonna di Costantinopoli, del XVII secolo, fu edificata su una preesistente struttura, da Troiano Martino, in segno di devozione. È a navata unica e custodisce un’antica statua lignea raffigurante la Madonna di Costantinopoli o Odigitria in trono con bambino e angeli, un’epigrafe latina con il racconto storico del santuario e un antico affresco che raffigura lo stemma di Plataci: un albero con un leone rampante e tre stelle a otto punte. Gli stucchi che decorano l’interno risalgono al 1795 e sono stati realizzati da Ser Nicola da Padula. All’esterno, al centro del portale, è ben riconoscibile lo stemma di Plataci.
Nella zona alta del paese sorge la Chiesa di San Rocco, costruita nel XIX secolo e recentemente oggetto di restauri. La facciata della chiesa è caratterizzata da un’architettura sobria, mentre all’interno, a navata unica, vi è l’altare principale addossato alla parete frontale, l’iconostasi in legno e cinque altarini laterali decorati con stucchi e sormontati da nicchie, all’interno delle quali vi sono delle icone.
Nei pressi della Chiesa di San Rocco, uno dei luoghi simbolo di Plataci è la Fontana dei tre leoni. Plataci, noto anche come “il paese delle fonti”, è rinomato per l’abbondanza di acque sorgive che lo attraversano. La Fontana dei tre leoni, con le sue figure scolpite e la freschezza delle sue acque, è stata per secoli un punto di incontro e di ristoro per gli abitanti del luogo e i viaggiatori di passaggio.
Gli antenati di Antonio Gramsci, il nonno e il bisnonno, erano originari di Plataci. Il cognome Gramsci ha origine dagli abitanti della regione albanese di Gramsh, a sud-est di Tirana, che avrebbero trovato asilo proprio a Plataci. Da diversi anni, a Plataci, vengono organizzati gli “Itinerari gramsciani”, convegni internazionali dedicati allo studio e alla ricerca sulla vita e sul pensiero del celebre filosofo e politologo.
Tra le personalità di spicco del paese, è da ricordare Monsignore Giovanni Stamati (1912-1987). Secondo vescovo dell’Eparchia di Lungro, è stato una figura di grande rilievo ecclesiastico. La sua decisione nel 1968 di introdurre la lingua albanese nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo è stata un momento significativo nella storia della comunità albanese in Italia. Nel 1979, con la pubblicazione del primo libretto liturgico trilingue (italiano, albanese e greco), ha contribuito a preservare e promuovere la ricca tradizione religiosa e culturale dell’Albania all’interno della comunità italo-albanese.
Demetrio Chidichimo, arciprete, poeta e letterato, ha giocato un ruolo fondamentale nel movimento per l’indipendenza dell’Albania e nella rinascita letteraria italo-albanese, nota come Rilindja. E poi Angelo Basile, arciprete, patriota e letterato, ricordato per le sue numerose poesie e per la tragedia Ines De Castro. Ha partecipato attivamente ai moti insurrezionali contro i Borboni, dimostrando un forte spirito patriottico e impegno per la giustizia e la libertà.
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PLATACI: MURALS AND ARBËRESHË MEMORIES AMONG THE POLLINO MOUNTAINS
The exact date of the foundation of Plataci is not known. We know that it was a village of Cerchiara, which was then abandoned after the earthquake of 1456.
The Albanian exiles, coming mainly from the Greek cities of Corone and Modone, would have settled here around 1476.
From a hamlet of the Marquisate of Cerchiara, Plataci then passed to the Pignatelli family in 1532 who held it until 1806.
The name could derive from the Greek term plataniá, plane tree forest, or from the Latin plateacium, from platea, meaning uncultivated land, since in the Greco-Roman period, prior to the arrival of the Albanians, its territory was barren and abandoned.
Plataci, located at almost 1000 meters above sea level, with the majestic peak of Monte Sparviero which rises up to 1700 metres, is a hidden jewel in the Pollino mountains, overlooking the Sibari plain and the clear crystal waters of the Ionian Sea. This village of Arbëria, surrounded by lush vegetation, enchants visitors with its picturesque beauty and timeless charm.
Its privileged position offers breathtaking views, allowing the gaze to sweep between the mountain peaks and the infinite blue of the sea, offering an experience of serenity and profound peace. This natural oasis is full of areas of naturalistic interest and paths that invite you to explore the wild beauty of its surroundings.
Climbing onto a plateau from which you can enjoy a spectacular panoramic view, there is the Chapel of the Madonna del Monte, built in 1954 and restored in 2010. It is in August that the chapel becomes the fulcrum of a fascinating tradition: the procession in honor of Madonna. During this ceremony, the women of the village carry baskets of votive candles on their heads, beautifully decorated with flowers. Slowly and with devotion, the procession winds along the paths that lead to the chapel.
The main church is that of San Giovanni Battista, patron saint of the town. The first plant dates back to the 15th century, it already existed before the arrival of the Albanians and belonged to the Diocese of Cassano allo Jonio. The structure has undergone changes and was enlarged in the Baroque period and preserves several eighteenth-century wooden statues. Divided into three naves, separated by round arches resting on masonry pillars, it was subsequently adapted to the Greek-Byzantine rite, with the introduction of the iconostasis, icons and paintings in Byzantine figurative style. The facade, in Renaissance style, is completely covered in stone and has three entrance doors that lead to the respective naves. The bell tower, with a square plan, houses inside a mechanical clock built and patented by the local artist and inventor Salvatore Gramisci. The external dome is incorporated into an octagonal drum, surrounded by a series of small quatrefoil windows.
The Church of the Madonna of Constantinople, from the 17th century, was built on a pre-existing structure by Troiano Martino, as a sign of devotion. It has a single nave and houses an ancient wooden statue depicting the Madonna of Constantinople or Odigitria enthroned with child and angels, a Latin epigraph with the historical story of the sanctuary and an ancient fresco depicting the coat of arms of Plataci: a tree with a rampant lion and three eight-pointed stars. The stuccos that decorate the interior date back to 1795 and were created by Ser Nicola da Padula. On the outside, in the center of the portal, the Plataci coat of arms is clearly recognisable.
In the upper area of the town stands the Church of San Rocco, built in the 19th century and recently subject to restoration. The facade of the church is characterized by a sober architecture, while inside, with a single nave, there is the main altar against the front wall, the wooden iconostasis and five side altars decorated with stucco and surmounted by niches, all inside which there are icons.
Near the Church of San Rocco, one of the symbolic places of Plataci is the Fountain of the Three Lions. Plataci, also known as “the town of springs”, is renowned for the abundance of spring waters that flow through it. The Fountain of the Three Lions, with its sculpted figures and the freshness of its waters, has been a meeting and refreshment point for locals and passing travelers for centuries.
Antonio Gramsci‘s ancestors, his grandfather and great-grandfather, were originally from Plataci. The surname Gramsci originates from the inhabitants of the Albanian region of Gramsh, south-east of Tirana, who found asylum in Plataci. For several years, the “Gramscian Itineraries” have been organized in Plataci, international conferences dedicated to the study and research on the life and thought of the famous philosopher and political scientist.
Among the prominent personalities of Plataci, Monsignor Giovanni Stamati (1912-1987) should be remembered. Second bishop of the Eparchy of Lungro, he was a figure of great ecclesiastical importance. His decision in 1968 to introduce the Albanian language into the Divine Liturgy of Saint John Chrysostom was a significant moment in the history of the Albanian community in Italy. In 1979, with the publication of the first trilingual liturgical booklet (Italian, Albanian and Greek), he contributed to preserving and promoting Albania’s rich religious and cultural tradition within the Italian-Albanian community.
Demetrio Chidichimo, archpriest, poet and man of letters, played a fundamental role in the movement for the independence of Albania and in the Italian-Albanian literary revival, known as Rilindja. And then Angelo Basile, archpriest, patriot and man of letters, remembered for his numerous poems and for the tragedy Ines De Castro. He actively participated in the insurrectional uprisings against the Bourbons, demonstrating a strong patriotic spirit and commitment to justice and freedom.
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PLLATËNI: MURALES E KUJTIME ARBERESHË NDËR MALET E PULINIT
Nëng dihet mirë kur u le katundi e Pllatënit. Dimi se qe një fshat e Çerkiarës çë qe të lënur nese terramotit e vitit 1456.
Këtu erdhëtin shqipëtaret çë vijin më shumë ka katundët greqisht e Korones e Modones, afër vitit 1476.
Nga fshat e Çerkiarës, Pllatëni shkoj Pignatell-ëvet tekë viti 1532 njërim viti 1806.
Ëmëri mënd jetë se vjen nga fjala greqishte platanià, dushk pllatani, dhe jo shurbjer, pse tekë moti grek-roman, parsi e ardhjes e shqipëtarëvet, ki dhe ish i thatë e i lënur.
Pllatëni, thomse një 1000 metra mbi detit, me malin i lart, Mali Sparviero, çë është i lart njërim 1700 metra, është një bërllok i shehur ndër malet e Pulinit, përpara fushes e Sibarit e ujëvet kërstallore e detit Jonë. Ki katund e Arbërisë, mbuluar nga shumë harlisje, fatosin gjindjat me një bukuri pa mot.
Tekë vendi ku gjëndet, Pllatëni dhuron pamje të bukura çë lërenjën pa frimë, ndë mest malet e detit Jon, çë japjin qetësi e paqë të thellë. Këtu gjënden vende shumë përkujdesura e ruga ndë mest cilat mënd zbulohet bukuria e tij.
Tue hipur lart, mbi një fushe e vogël me një pamje shumë e bukur, gjiëndet Kapelja e Shën Mëris e Malit, stisur tekë viti 1954 e bënur e re tekë viti 2010. Tekë muajit Gusht bëhet një përrsion për Shën Mërin e ndë kjo ditë grat e katundit qelljin mbi kocet panara me qiqra, zbukuruar me lule. Përrsiona nga udhat e katundit vete e gjëndet njërim tekë Kapelja.
Qisha e pare është ajo e Shën Janit, patroni i katundit. Kjo Qish ish këtu nga viti ‘400, parsin ardhjes e arbëreshëvet e ish e eparkies e Kassanit. Ndërroj ndër vitrat e qe zgjiruar tekë moti barok e vjon ndryshe statua druri e Shtatëqindit. Ndajtur në tri navata, të ndajtura nga arkata çë rrijin mbi pillastre, pas një cik mot kjo Qish muari rritin grek-bizantin me hirja e ikonostazit, ikonavet e pikturat me stillin bizantin. Faqja është gjithë mbuluar me gur e ka tri diar ku mënd hihet mbrënda e cilat qelljin tekë navatat. Turra me kumborë ka mbrënda një tërlloxh çë bëri Salvatore Gramsci. Gubulla jasthta është mbrënda një tamburr me tetë faqa, me tundu tundu një ca dritarja të vogëla.
Qisha e Shën Mëris e Kostandinopolit, e shekullit XVII, qe stisur mbi një qish e vjeter, nga Trojani Martin, për devociun. Ka vetëm një navate e vjon një statue druri e Shën Mërisë e Kostandinopolit o Odixhitria në tron me djal e ëngëlla, një të shkruajtur lëtire me prallëzin e qishës e një piktur e vjetër çë burton stemin e Pllatënit: një arvur me një lliun e tri ilëza me tetë qikell. Stukërat çë zbukuronjën mbrënda kishin janë e vitit 1795 e qenë bënur nga Ser Nicola da Padula. Jashtë, ndë mest portallit, mënd shihet stemi e Pllatënit.
Tekë ana e lart e katundit gjëndet Qisha e Shën Rokut, stisur tekë shekulli XIX e ka pak motë e ndërequr e re. Faqa jashtë e Qishës nëng ka bukurime, ndërsa mbrënda, me një navat vetëm, gjëndet autari i parë afër murit e faqes, një ikonostazë druri e pesë autare të vogëla zbukuruara me stukë e ikona.
Afër Qishës e Shën Rokut gjëndet një llok shëmbull e Pllatënit: Kroj e tri lliunevet. Pllatëni, e njohur edhe si “katundi e ujit”, ësthë shumë i njohur për ujërat çë këtu shkojn. Kroj e tri lliunevet qe për shekule një llok e përpjekje për gjindjat e katundit e për kush shkonij atje.
Trashgimtarët e Antonio Gramsci-t, tatëmadhi e tatëmadhi pjak, ishin e Pllatënit. Ëmëri Gramshi vjen nga bashkerorët e vendit shqipëtar e Gramshit, në jugut-lemje e Tiranës, çë erdhëtin Pllatën. Ka shumë vjeç, Pllatën, bëhen “udhëtima gramshjani”, konferenca ndërkombëtare dedhikuara studimit e kërkimit mbi jetës e mendimit e Gramsci-t.
Do mbajtur mend edhe Ynë zoti Giovanni Stamati (1912-1987), i diti peshkop e Eparkies e Ungërës, një figure shumë të rëndsishëm. Ki zot zgjëdhi, tekë viti 1968, të kallëni gjuhen arbërehe tekë mesha e Shën Xhuanit Krisostomo, një të bënë storik ndër katundet arbëreshë e Italisë. Tekë viti 1979, me të parën libër liturgjik me tri gjuha (italishtë, arbërisht e greqishtë), bëri shumë për të vjuarit e bëgatëvet tradiciona kullturore e Shqipërisë mbrënda katundet arbëreshë.
Demetrio Chidichimo, zot, vjershtar e letërat, qe një krishter të rëndësishëm për pavarësin e Shqipërisë e për Rëlindjen letërorje arbëreshe. Edhe Angelo Basile, zot, patriot e lletërat, është i kujtuar për gjithë vjershat e për tragjedhia Ines De Castro. Muari pjesë luftavet kundër Borbonat e burtoj një shpirt botërorë i fort e edhe një zotim për drejta e për liria.